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La descrizione dell’itinerario fatta dall’Abate Alberto di Stade nel 1236 è di particolare rilievo poiché numerose località e collegamenti stradali figurano per la prima volta in un documento scritto. Anche se l’importanza di queste località e strade diminuisce agli inizi dell’era moderna, a causa di una nuova viabilità sviluppatasi a collegamento dei nuovi centri commerciali, nell’era industriale, il percorso della Via Romea persiste, rimanendo presente in carte del XVI fino al XVIII secolo. Occorre anche esaminare il periodo storico di Alberto di Stade rintracciando i documenti storici attestanti vicende relative ai luoghi salienti del percorso, giungendo così ad una plausibile spiegazione della scelta dell’Abate.

Molti fra gli abitanti dei comuni appenninici tra Romagna e Toscana conoscono, anche solo per nome, il Passo dell’Alpe di Serra (1148 m), fra questi sono diversi coloro che hanno sentito parlare di Via Vecchia Romagnola precedente al Passo dei Mandrioli (1173 m), o addirittura di Via Maior, come la descrivono atti notarili camaldolesi dal 1000 ai nostri giorni. Molti abitanti della Valle Santa, dalla parte della Toscana e della valle del Savio sul versante romagnolo ricordano che i nonni traversavano l’Appennino, per lavoro, per acquisti o per vedere la loro fidanzata, per l’Alpe di Serra. I lastricati, i ciottolati, le massicciate di molti tratti di questa strada, tra Bibbiena e Bagno di Romagna, hanno colpito l’immaginazione di molti curiosi, appassionati di storia ed archeologia, od anche cercatori di funghi, che hanno spesso attribuito il nome di Strada Romana a quella che è in realtà una strada preesistente la conquista romana anche se nulla di specificamente “romano” è oggi visibile lungo il percorso ed i lastrici e le massicciate non risalgono che a pochi secoli fa.

Ma ecco che in Sassonia, nella biblioteca Herzog August di Wolfenbuttel, viene a capitare nelle mani di un ricercatore della metà dell’800 un documento scritto verso il 1236, che descrivendo le strade che collegano la città anseatica di Stade a Roma, a beneficio dei pellegrini, esplicitamente include come tappe di un itinerario possibile, Forlì, San Martino in Strada, Meldola, Civitella, Bagno di Romagna, l’Alpe di Serra, Campi di Bibbiena, Subbiano, ecc. Il documento, parte degli Annales Stadenses era stato compilato dall’abate Alberto, un frate francescano del convento di Santa Maria di Stade, in forma di racconto che descriveva una conversazione tra due frati pellegrini romei: Tirri e Firri, ma che in realtà forniva diversi itinerari con dati precisi su luoghi da traversare, distanze da percorrere e anche sulle condizioni della strada, per il viaggio di andata e di ritorno da Roma. Fra gli itinerari forniti da Albert von Stade c’è anche la prima descrizione della via del Brennero. Stade era allora una città scandinava dove affluivano i viaggiatori della grande penisola nordica diretti verso sud, quindi la guida di viaggio dell’Abate Alberto deve essere servita a molti.

Qualche anno più tardi, verso il 1250, un monaco benedettino anglonormanno, Matthew Paris, noto cronista, illustrava in una sua mappa di pergamena a colori i possibili itinerari dalle isole Britanniche e dalla Francia, per Roma. La cosa interessante è che anche Matthew Paris consiglia l’Alpe di Serra come uno dei passi più convenienti dell’Appennino. Ciò rafforza l’assunzione che questo passo fosse abbastanza importante. A questo punto non restava che esaminare i documenti e vedere quanto sia possibile ricostruire la rete stradale per Roma fornita da questi prelati del XIII secolo e forse riproporre ai pellegrini di oggi che desiderano ripercorrere le antiche strade, in quanto “fiumi della storia”, “arterie della circolazione dell’organismo cultura” e antichi legami tra popoli che solo in epoche relativamente recenti sono stati separati dalle frontiere degli stati.

tracciato via

Oggi si può dire che il tracciato da Stade a Roma è non solo conosciuto, ma anche percorribile, salvo alcuni tratti ancora in discussione. A seguito di più contatti fra organismi locali romagnoli e tedeschi, nella fase di studio del percorso, è nata la volontà di valorizzare tale “cammino”, a fini turistici, culturali ed anche quale occasione preziosa per lo sviluppo dei territori: il 15 giugno 2012 è quindi stata costituita l’associazione Via Romea Germanica con sede a Santa Sofia che associa circa una trentina di amministrazioni comunali interessate alla strada, oltre che altri organismi: ne è presidente Rodolfo Valentini e vice-presidente Flavio Foietta, assistente ecclesiastico dell’associazione è don Dino Zattini, presidente dell’Associazione per la rinascita di Castelnuovo.
Per info sulla strada: www.viaromeagermanica.com

Il legame fra Castelnuovo e la Via Romea Germanica è presto detto: è certo che il percorso dei pellegrini interessasse il fondovalle del fiume Bidente, ma è altrettanto certo che, sul far della sera, tali viandanti, nella ricerca di un luogo dove rifugiarsi di notte, risalissero i crinali, ritenuti decisamente più sicuri rispetto ai fondovalle. Quindi Castelnuovo e la sua fortezza, nel periodo oltre il Mille, furono sicuramente interessati dal passaggio dei pellegrini in transito verso Roma, fungendo da riparo notturno.